Apple cerca il nuovo CEO. Se lascia Tim Cook, due nomi su tutti.

Si chiama Luca Maestri, è romano ed è l’attuale CFO di Casa Apple. Viene indicato dai più come il papabile numero uno alla successione di Tim Cook, prossimo alla pensione. Quotatissimo per il grande salto appare pure John Ternus, cinquantenne statunitense, che della Mela è vicepresidente senior della ingegneria hardware. Autentico tecnologo l’americano, decisamente più manageriale la figura dell’italiano. Basterebbero già questi due profili di massima, così diversi tra loro, a rendere particolarmente gravoso il compito di decidere ai componenti del CDA aziendale. La scelta è di quelle ardue, che possono segnare il futuro, soprattutto per una multinazionale di tali dimensioni.
L’opzione Cook, alla scomparsa del mitico Steve Jobs, si è rivelata, per usare un eufemismo, particolarmente felice. Illuminante per certi versi, considerando i risultati davvero sbalorditivi da essa registrati. Tim Cook ha firmato, nei suoi quattordici anni di leadership, il periodo più fulgido della storia di Cupertino. Uscendo a testa alta anche dai momenti di difficoltà che pure ci sono stati. Tra questi, il periodo della pandemia, durante il quale l’ingegnere dell’Alabama gestisce e coordina alla grande quella che tecnicamente si chiama supply chain. Cook, con coraggio, competenza e lungimiranza ha saputo mantenere solido il Colosso californiano, anche segnando ripetuti record di capitalizzazione. È per questo che, la sua, è un’eredità che pesa. Ingombrante e impegnativa al tempo stesso. E seppure si tratti, almeno sinora, di ipotesi, o poco più, quelle riguardanti il congedo dell’attuale CEO di Apple potrebbero presto divenire notizia. La notizia, considerandone la valenza. Il prossimo novembre Cook spegnerà sessantacinque candeline e la cosa, non di poco conto, facilita i ragionamenti e le supposizioni di Mark Gurman di Bloomberg, da sempre informatissimo sugli accadimenti della Compagnia.
Per Gurman saremmo addirittura all’alba di un vero e proprio periodo di transizione, visto che in pensione ci andranno anche diversi dirigenti chiave. Un rinnovo, insomma, quasi radicale dell’intera leadership. Che apre perciò una fase alquanto delicata e pone interrogativi non di poco conto. Per cominciare, quello riguardante la strategia aziendale. Continuità o rinnovamento? Sarebbe auspicabile ribadire in toto le scelte strategiche dei leader uscenti, non fosse altro per i successi incassati, ma è anche vero che nuove ambizioni alimenterebbero un mercato particolare come quello tecnologico, non perdendo di vista la platea degli investitori.
Verosimilmente saranno proprio i mercati finanziari, nei prossimi anni, a giudicare gli indirizzi e i risultati della nuova leadership. Le aspettative sono molteplici e pressanti e arrivano da ogni parte. Dai clienti ai fornitori, dagli azionisti agli stessi dipendenti. L’importante, come si dice in questi casi, è identificarle per tempo e ancora di più saperle gestire, per conseguire il successo dell’intera macchina aziendale. Tutto questo lo sanno bene a Cupertino. Dove vantano, da sempre, una forte cultura aziendale, una comunicazione, specie all’interno, semplice e trasparente. Oltre a un rapporto davvero lodevole coi dipendenti e anche coi clienti. Se a questo si aggiungono il marcato orientamento all’innovazione e gli standard davvero ragguardevoli in fatto di qualità e usabilità, è facile concludere dicendo che il nuovo CEO di Apple farebbe bene a custodire, a mo’ di tesoretto, gli aspetti evidenziati. Il resto verrà da sé.